Storia dell’After Line

After Line

Movida milanese
oltre la linea

 

Nato il 4 aprile 1993, il giorno seguente all’inaugurazione della gay street, sull’onda del successo riscosso dall’Hot Line club e sulle ceneri della discoteca After Dark. Il locale, unico nel suo genere e assolutamente di tendenza, in 21 anni è stato frequentato da più di un milione di clienti

 

Quando nacque fece scalpore: per la prima volta i go go boys ballavano sul bancone e sia il ristorante sia il disco bar erano talmente affollati da rendere necessaria l’apertura di nuovi spazi quali la sala Oasi rosa e la sala  Metro. Il giorno prima dell’inaugurazione scritte naziste antigay comparvero sulle saracinesche del locale. Franco Grillini ed io, inaugurando la ‘gay street’ avevamo apposto una targa simbolica. Era una provocazione ma ebbe il suo effetto, interessando i media che fecero un grande battage pubblicitario all’evento. Nel corso degli anni l’After Line ha ospitato trasmissioni televisive e personaggi pubblici diventando molto conosciuto a livello nazionale. Il locale alternava serate di vario genere: da quella di musica revival e disco, a quella con i go go boys e musica commerciale, fino ai momenti hot con spettacoli di strip integrale e al famoso single party (il 16 agosto del 1995, mentre Milano era deserta, l’After poteva contare oltre 800 clienti paganti alla “ricerca dell’anima gemella” guidati dal memorabile Dario Enriquez).
Il mio sogno si stava realizzando: nella gay street c’erano bar, locali notturni, club privati, sauna, libreria e redazione di un giornale. Un successo. Eppure rimaneva aperto un grande problema: la via era squallida e degradata, iniziò quindi la battaglia per la sua riqualificazione.
Feci fronte al calo di clientela a causa dell’incuria  e della concorrenza con una strategia pubblicitaria insolita ma produttiva: investii in un anno 100 milioni di lire in budget pubblicitario sul “Corriere della Sera” e 50 milioni su “la Repubblica” (era la prima volta che i due maggiori quotidiani nell’inserto milanese pubblicavano la pubblicità di un locale gay). Fu di nuovo un successo di pubblico.
Nel 2004 decisi di ritirarmi e di dare in gestione il locale ai miei dipendenti. Iniziò il declino. Nel 2008 subentrò la gestione degli amici del Trap di Brescia. Poi ci si è messo anche il Comune con il vice-sindaco De Corato che, con la sua ordinanza di chiusura anticipata alle 22.00, determinò la chiusura forzata del locale.
Tra corsi e ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato siamo arrivati al 2009. Con l’ultima sentenza del Tar della Lombardia è stato possibile riaprire.
Dopo situazioni incresciose nei confronti dei clienti (aggressioni e furti) decisi di tornare all’attacco e coinvolsi i mass media e alcuni rappresentanti del Comune e del Consiglio di Zona 2. La giunta Moratti fece orecchie da mercante, ma con Pisapia cominciano a vedersi segnali di rinnovamento, grazie anche all’assessore Carmela Rozza, sollecitata dalla consigliera Rosaria Iardino, impegnate a riqualificare la prima gay street italiana.
A fine settembre 2015 ho deciso di dare l’After in gestione a Fiorenzo Marras, con una nuova avventura, una nuova storia, tante energie e un nuovo nome: “Confused”.

Dal 12 gennaio 2017 l’After riapre in una nuova location (ex Club 23), sempre in via Sammartini al civico 23. Torno a gestirlo in prima persona come locale pubblico senza tessera.

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